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Storia

Il Comune di Melicuccà, situato in una piccola valle formata dalle pendici settentrionali dell’Aspromonte, su un territorio di 17,15 Kmq., a 273 m. sul livello del mare, confina con i comuni di Bagnara Calabra, S. Procopio, S. Eufemia d’ Aspromonte, Seminara e Sinopoli. Scipione Careri chiama il paese natio “Meliconca mia cara” e propone la seguente etimologia “Meliconcha non è nome arabo ne caldeo, non ebraico, né latino, ma greco da meli, che vuoi dir miele, e konkhe, che significa terra di frassino” . La convinzione che Melicuccà significhi “conca di miele”, secondo la quale il toponimo trova origine dal sintagma latino mellis concha, si è radicata nei melicucchesi ed è durata fino ai nostri giorni. Padre Fiore definisce Melicuccà “terra non molto antica, sicché non oltrepassa di là del Mille” e Taccone-Gallucci afferma “Melicuccà credesi fondata verso il sec X” In realtà il nome Melicuccà compare per la prima volta nei Bioi dei Santi italo-greci. Nel bios di S.Elia l’agiografo narra la prodigiosa guarigione di un indemoniato di nome Teodoro, proveniente dal ‘villaggio dei melicocchi’, il che fa pensare che nel X secolo in nucleo abitato non doveva essere molto sviluppato, mentre menziona un centro commerciale, il paese di Sicri, città natale di San Nicodemo che nel bios del fondatore del monastero di Cellerana è chiamata anche “grande villaggio”. Nel bios di S. Luca, invece, scritto tra il 1116 e il 1120, si legge “nella regione calabra delle Saline c’è un paese chiamato Melicuccà. Di qui era il nostro Padre mirabile, Luca. Qui il beato fiorì e produsse buoni frutti”. La mancanza di documenti ci fa più realisticamente supporre che Melicuccà, fino al X secolo modesto aggregato di capanne di pastori, anche grazie alla presenza di abbondanti sorgenti presenti nella zona, sia diventato centro abitato di una certa consistenza proprio per la presenza del cenobio brasiliano di Sant’Elia Speleota. La città Sicri, di cui si è persa ogni memoria storica, oggi contrada disabitata nei pressi di Melicuccà, è stata, molto probabilmente, distrutta dai Saraceni durante le scorrerie dell’emiro Hasan (950-52). Nel bios dello Speleota si narra di popolazioni che, fuggendo i Saraceni, accorrevano verso la grotta del Santo. Grazie alla presenza del cenobio, quindi, i profughi di Sicri giunsero nella zona e si aggregarono al villaggio di pastori fino allora scarsamente popolato, costituendo un centro più grande. L’aggregato urbano si organizzò ad immagine e somiglianza del convento, con i monaci, ed in particolare Elia, che costituivano un riferimento religioso e civile insieme. Forse fu proprio in quel periodo che il paesaggio agrario cominciò ad assumere l’aspetto che oggi conosciamo: muretti a secco (armaceli) per terrazzare il terreno e costruzioni fatte con mattoni di fango seccato al sole (visuli). I basiliani chiamavano la popolazione alla preghiera, forse per volere degli imperatori d’oriente, il convento poté disporre delle terre del Bosco, contribuendo alla nascita di un’economia povera, ma capace di garantire la vita. Le cose cambiarono con l’arrivo dei Normanni, nel 1057 la regione delle Saline venne assoggettata da Ruggero, conte di Calabria, e cominciò anche per Melicuccà la fase della latinizzazione e del feudalesimo. Dopo la fondazione del convento di Santa Maria di Sant’Eufemia, primo monastero latino fondato dai Normanni nel 1060, infatti, i beni del convento basiliano di Melicuccà, tra cui la vasta tenuta del Bosco, furono affidati in commenda ai Benedettini di S. Eufemia del Golfo. Tra il 1275 e il 1279 il Monastero dei Benedettini passò all’Ordine dei Cavalieri gerosolimitani (di Rodi, non ancora di Malta), e Melicuccà divenne automaticamente Grangia del Baliaggio di S. Eufemia del Golfo. Quando all’egemonia francese degli Angiò si sostituisce quella spagnola, gli aragonesi inaspriscono il carico fiscale, che diventa insopportabile soprattutto dopo l’occupazione del Regno di Napoli da parte di Alfonso V il Magnanimo di Aragona (1442). Non solo vengono frantumati i grandi feudi per contenere la riottosità dei baroni, propensi alla ribellione, ma vengono imposti balzelli vari che inaspriscono la popolazione povera. Venivano imposti due significativi balzelli, la tassa del sale (1456-1457), e quella per l’accensione, in piazza, dei ceppi in occasione delle feste di Natale e di fine anno (1456-1457). Tra il 1480 e il 1505, un certo Ugo da Mongada ottiene dagli Aragonesi, dietro il pagamento della somma di 400 ducati, privilegi su Sant’Eufemia, Melicuccà e Lucera. Lo scontro tra spagnoli e francesi che segna la fine del dominio aragonese nell’Italia meridionale, avviene il 25 giugno 1495 a pochi chilometri da Melicuccà (battaglia della Figurella territorio di Seminara). Nell’atto riportato sul Regestro Vaticano, in data 1 marzo 1463 si dice che Fra Sergio Seripando dell’ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Gerusalemme, comprò Melicuccà per l’ordine e lo concesse in enfiteusi al Principe Marino di Nocera. Nel verbale della visita del Calceopulo, del 1457, il monastero di S.Elia è completamente distrutto anche se abitato da due monaci dipendenti dal Priore di S. Eufemia. Molto probabilmente i possedimenti di Melicuccà e Drosi vennero costituiti in singole commende nel 1555, durante il Bailiato di Centorio Cagnolo, di Vercelli; Melicuccà apparteneva al Baliaggio di S.Eufemia del Golfo, Priorato di Capua. Nel pagamento delle decime per gli anni 1310-1311, per la prima volta vengono riportati i nomi dei cappellani e delle chiese esistenti in Melicuccà. Si registrano le chiese di Sancta Maria de Doxatura, due cappelle intitolate a Sancta Maria de Melicuca, S. Iohannis de Melicuca e S.Pietro de Melicuca, in seguito viene riportata una cappella dedicata a S.Leonardo. Dopo il Concilio di Trento nacquero a Melicuccà il monastero dei Frati Cappuccini (1540-1783) e nel 1569, a poche ore una dall’altra, due confraternite laicali: l’arciconfraternita dell’Assunta e la confraternita del SS. Rosario. Le due confraternite erano, tra l’altro, espressione della divisione sociale esistente a quei tempi nel paese, quella dell’Assunta riuniva tutti i nobili, mentre quella del Rosario, riuniva i ceti meno abbienti. Nel 1600 nacque il monastero dei Frati Minori Riformati della provincia Veneta che restò fino al 1880. Nel seicento la realtà sociale di Melicuccà dovette essere molto tormentata ne è prova una violenta sommossa popolare scoppiata nel 1647. Il commendatore non risiedeva più nella Commenda e ciò aveva alimentato l’avidità dei nobili che cercavano di fagocitare i beni dei Cavalieri di Malta. Testimonianza della crisi politica e sociale di quel periodo è l’Epistola eroica Gli disturbi della Commenda per l’assenza del Padrone di Scipione Careri. Si acuirono gli alterchi tra clero commendale e clero diocesano. I Cavalieri, da parte loro, dovevano sentire compromessa la loro sovranità sulla Commenda se, nel 1687, davano l’incarico di redigere un inventario dei beni della Commenda al Notaio Clementi di Melicuccà e riaffermavano la loro autorità nel Cabreo del 1689. Nel 1723 un decreto del Vescovo di Mileto, in qualità di Delegato della Sacra Congregazione, definiva i diritti del preti di Melicuccà, molti dei quali organizzati in una “Comuneria”, e riconosceva oltre che il diritto del Commendatore di eleggere il Parroco curato, capo di tutta la Comuneria, anche l’esistenza di quattro chiese commendali esenti, rette da quattro Fra Cappuccini dell’ordine gerosolimitano. L’amministrazione dei beni della Comuneria veniva affidata a un Comuniero. Il commendatore Francesco Saverio Parisio di Cosenza, bali ed honoris, difese strenuamente le regioni dell’Ordine per la giurisdizione ecclesiastica fino alla morte avvenuta nel 1781, in seguito con decreto datato 3 agosto 1743, la Sacra Congregazione del Concilio confermava la giurisdizione del vescovo di Mileto sulle chiese del paese. La Commenda dei Cavalieri di Malta veniva ufficialmente soppressa nel novembre 1806, in seguito alla legge napoleonica del 12 agosto 1806 che aboliva la feudalità con tutti i suoi privilegi ed attribuzioni. I Francesi, dando una nuova sistemazione amministrativa alla Calabria, con legge 19 gennaio 1807 dichiaravano Melicuccà Università, nel cosiddetto “Governo di Sant’Eufemia di Sinopoli”. Con il primo riordino operato con decreto 4 maggio 1811, istitutivo dei circondari e dei Comuni, Melicuccà veniva trasferito nel circondario di Bagnara e per decreto 27 dicembre 1841 in quello allora costituito di Seminara
 

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